Gianluca Secco arriva sul palco dell’Ariston, dopo essersi fatto notare al “Tenco Ascolta”, lo scorso luglio. Candidato nel 2015 sezione “Miglior opera prima”, fortemente voluto dal direttore artistico Enrico de Angelis come ospite, che ne ha da subito riconosciuto il talento, Secco ha confermato le sue capacità e la sua originalità con una performance acclamata, ripetutamente, da tutto il pubblico presente in sala.
Il cantautore friulano ha regalato un one man show di spessore, unendo cantautorato, poesia e teatro; tutto scandito da una voce chiara, pulita, forte, che si sovrappone con l’utilizzo della loop station.
Secco ha portato in scena temi sociali della vita quotidiana, stimolando una riflessione seria sul momento storico in cui viviamo. Applauditissimo il monologo sull’Europa di ieri, quella del Muro di Berlino poi “abbattuto in nome della pace, dell’uguaglianza, dell’integrazione fra i popoli”; ritroviamo quello stesso muro oggi ma con una fisionomia diversa, liquida, quella del mare che “piange, prega e divora impercettibili gravità, resti di antiche civiltà”.
Il Tg3 nazionale ha dedicato uno spazio alla performance di Secco durante l’approfondimento sulla seconda serata del Premio Tenco.
La stampa lo ha definito “la perla” dello spettacolo, la “rivelazione tra gli artisti emergenti di quest’ultima edizione”; accostandolo a nomi come quello di Enzo Avitabile, come le due punte di diamante della seconda serata.
Nel 2015 esce per MArteLabel “Immobile”, primo disco di Gianluca Secco, un lavoro ideato, realizzato e plasmato sulla voce, utilizzata in modi differenti tra narrazione, parti solistiche, corali e percussive, in cui si mescolano elementi di musica, poesia, teatro e canzone. Utilizzando fino a 21 parti vocali per uno stesso brano, il disco è un lavoro che va alla ricerca del tratto distintivo dell’autenticità, lontano dalla perfezione tecnica in quanto ricerca di espressione della voce sul piano timbrico, strumentale ed espressivo.
Un album composto da dieci tracce dai titoli chiari, diretti, espliciti, in cui l’idea è quella di creare una doppia anima, quasi fosse un LP, ciascuno con le proprie atmosfere.
L’apertura affidata a “Grido” e alla seguente “Fame” pongono le basi per una costante crescita emotiva, tra i loop corali di “Voce”, il blues intenso di “Ovest Boulevard” e gli esperimenti ritmici affidati all’esecuzione di “Immobile”.
La seconda parte del disco diviene ora più intima, sussurrata, affidata a strumenti come il delicato flauto di “Lento” oppure alla sottile malinconia dell’organetto in “Sapone”, traccia conclusiva del disco che sembra quasi proiettare l’ascoltatore in uno spettacolo da circo, un’immaginaria bolla di sapone che dolcemente continua ad ondeggiare nell’aria… Un disco che per carattere, stile e atteggiamento vuole essere e rimanere unico, irripetibile... Immobile!
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